Spiagge: la mancata regolamentazione porta al caos

Paolo Alibrandi Territorio e turismo 0 Comments

Da sempre sono un grande amante del mare. Per questo motivo da sempre mi batto per la sua tutela e la sua conservazione. In particolare mi sono occupato del tema delle spiagge.

Il mio impegno

Ho seguito questa tematica dal 2009, sono stato ascoltato in Consiglio Comunale nel 2010 e nel 2011.
A tal proposito nel 2010 fondammo anche un comitato spontaneo nato dall’esigenza di individuare criteri di scelta e di gestione delle aree demaniali che vanno operate nella zona di riferimento tese a garantire ogni parte sociale, nello specifico:
1. Salvaguardia di quelle piccole economie che nel recente passato hanno trovato opportunità di crescita;
2. Garantire la libera fruizione delle spiagge per la balneazione;
3. Difendere i titolari di licenze da pesca che utilizzano piccole e medie imbarcazioni;
4. Favorire e ottimizzare la nautica da diporto e la pesca sportiva come elementi di spinta economica e mantenimento delle tradizioni che caratterizzano i luoghi con i suoi abitanti ed il rapporto con il mare;
5. Affrancare i residenti da eventuali aggressioni che il territorio potrebbe subire a causa di scelte non adeguate;
6. Stretta osservanza delle norme che regolano e disciplinano l’accesso alle spiagge dalle strade comunali o provinciali o in prossimità di fondi privati e chiusi;

Piano di utilizzo del demanio marittimo

Il Comune di Messina è chiamato a redigere il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo.
Una legge regionale del 2005 destina il 50% del litorale alla libera fruizione. Questo nella pratica non avviene e, portando l’esempio di Capo Peloro, molte spiagge sono chiuse.
Oggi il Comune non ha emanato un vero “Piano spiagge”. Risultato? Nelle nostre spiagge regna il caos più totale.
La sola città di Messina ha oltre 45km di costa: mi sono occupato del tratto che riguarda le spiagge a Capo Peloro e nella fascia costiera tirrenica Mortelle-Tono.

Ho studiato nel dettaglio la situazione, predisposto elaborati e secondo me un buon PUDM non dovrebbe prescindere da queste previsioni:
1. predisposizione di un’area di primo soccorso in quanto il traffico estivo congestiona la viabilità. Garantirebbe soccorsi immediati migliorando qualitativamente i servizi di pubblica assistenza ai fruitori delle spiagge ed ai residenti.
7. gli accessi all’arenile, anche quelli confinanti con concessioni demaniali di qualsiasi altro genere, dovranno di norma essere assicurati ad intervalli non superiori a m.20 l’uno dall’altro
8. ampliamento delle aree previste a parcheggio
9. potenziamento del sistema di frangiflutti per una maggior sicurezza a vantaggio delle abitazioni con affaccio sul mare
10. revoca o rilocalizzazione in altre aree disponibili delle concessioni rilasciate dopo il 2007, in quanto in netto contrasto con la disciplina in merito alla Riserva Orientata di Capo Peloro (sito di importanza comunitaria e zona a protezione speciale)
11. tutela dei titolari delle licenze da pesca che utilizzano piccole e medie imbarcazioni ed i proprietari di piccole e medie imbarcazioni ed i proprietari di imbarcazioni che caratterizzano il villaggio di Torre Faro mantenendo nel tempo gli usi, i costumi e le tradizioni del Borgo Marinaro.

Il PUDM può generare sviluppo, garantire benessere, tutelare i giovani e creare nuove forme di economia.
Il luogo in cui viviamo può essere migliorato da uno strumento del genere. Ma come mai dopo quasi 8 anni nulla è stato messo in atto? Perché non essere pronti a qualcosa che, con le risorse che la natura ci ha donato, può migliorare la nostra vita?
Quando vediamo in foto, in vacanza, in viaggio di lavoro una città che ci colpisce per la pulizia per l’ordine, per lo sviluppo delle varie forme di economia che si vedono dobbiamo pensare che lì le istituzioni hanno fatto la loro parte, insieme ai cittadini, nel rispetto delle leggi previste.

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